Siroe, Parigi, Hérissant, 1780

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Parco reale.
 
 LAODICE, poi SIROE
 
 LAODICE
 Che funesto piacere
 è mai quel di vendetta!
 Figurata diletta
 ma lascia conseguita il pentimento.
600Lo so ben io che sento
 del periglio di Siroe in mezzo al core
 il rimorso e l'orrore.
 SIROE
                                        Alfin, Laodice,
 sei vendicata; a me soffrir conviene
 la pena del tuo fallo.
 LAODICE
                                       Amato prence,
605così confusa io sono
 che non ho cor di favellarti.
 SIROE
                                                    Avesti
 però cor d'accusarmi.
 LAODICE
                                          Un cieco sdegno,
 figlio del tuo disprezzo,
 persuase l'accusa. Ah! Tu perdona,
610perdona, o Siroe, un violento amore;
 mi punisce abbastanza il mio dolore.
 Non soffrirai della menzogna il danno;
 io scoprirò l'inganno.
 Saprà Cosroe ch'io fui...
 SIROE
                                              La tua ruina
615non fa la mia salvezza. Anche innocente
 di questa colpa, io di più grave errore
 già son creduto autor. Taci; potrebbe
 destar la tua pietà nuovi sospetti
 d'amorosa fra noi
620segreta intelligenza.
 LAODICE
                                       E qual emenda
 può farmi meritare il tuo perdono?
 Tu me l'addita; a quanto
 prescriver mi vorrai pronta son io;
 ma poi scordati, o caro, il fallo mio.
 SIROE
625Più nol rammento; e se ti par che sia
 la sofferenza mia di premio degna,
 più non amarmi.
 LAODICE
                                  Oh dio! Come potrei
 lasciar sì dolci affetti in abbandono?
 SIROE
 Questo da te domando unico dono.
 LAODICE
 
630   Mi lagnerò tacendo
 del mio destino avaro;
 ma ch'io non t'ami, o caro,
 non lo sperar da me.
 
    Crudele! In che t'offendo
635se resta a questo petto
 il misero diletto
 di sospirar per te? (Parte)
 
 SCENA II
 
 SIROE, poi EMIRA sotto nome d’Idaspe
 
 SIROE
 Come quel di Laodice,
 potessi almen lo sdegno
640placar dell'idol mio.
 EMIRA
                                       Fermati, indegno.
 SIROE
 Ancor non sei contenta?
 EMIRA
 Ancor pago non sei?
 SIROE
                                        Forse ritorni
 ad insultare un misero innocente?
 EMIRA
 Vai forse al genitore
645a palesar quel che taceva il foglio?
 SIROE
 Quel foglio in che t'offese? Io son creduto
 reo del delitto e mel sopporto e taccio.
 EMIRA
 Ed io, crudel, che faccio
 qualor t'insulto? Assicurar procuro
650Cosroe della mia fé più per tuo scampo
 che per la mia vendetta.
 SIROE
                                               Ah! Dunque, o cara,
 fa' più per me. Perdona al padre; o almeno,
 se brami una vendetta, aprimi il seno.
 EMIRA
 Io confonder non so Cosroe col figlio.
655Odio quello, amo te; vendico estinto
 il proprio genitore.
 SIROE
                                      E il mio, che vive,
 per legge di natura anch'io difendo.
 Sempre della vendetta
 più giusta è la difesa.
 EMIRA
660La generosa impresa
 dunque tu siegui; io seguirò la mia.
 Ma sai però qual sia
 il debito d'entrambi? A noi, che siamo
 figli di due nemici,
665è delitto l'amor; dobbiamo odiarci.
 Tu devi il mio disegno
 scoprire a Cosroe, io prevenir l'accusa;
 tu scorgere in Emira il più crudele
 implacabil nemico, in Siroe io deggio
670abborrir d'un tiranno il figlio indegno.
 Cominci in questo punto il nostro sdegno. (In atto di partire)
 SIROE
 Mio ben, t'arresta.
 EMIRA
                                     Ardisci
 di chiamarmi tuo bene? Unir pretendi
 il fido amante ed il crudel nemico;
675e ti mostri a un istante
 debol nemico ed infedele amante.
 SIROE
 A torto l'amor mio...
 EMIRA
                                        Taci; l'amore
 è nell'odio sepolto.
 Parlami di furore,
680parlami di vendetta ed io t'ascolto.
 SIROE
 Dunque così degg'io...
 EMIRA
 Sì, scordarti d'Emira.
 SIROE
                                          Emira, addio.
 Mi vuoi reo, mi vuoi morto;
 t'appagherò. Del tradimento al padre
685vado a scoprirmi autor; la tua fierezza
 così sarà contenta. (In atto di partire)
 EMIRA
 Sentimi; non partir.
 SIROE
                                        Che vuoi ch'io senta?
 Lasciami alla mia sorte.
 EMIRA
                                              Odi; non giova
 né a me né a Cosroe il farti reo.
 SIROE
                                                           Ma basta
690per morire innocente. Ascolta. Alfine
 son più figlio che amante; a me non lice
 e vivere e tacer. Tutto palese
 al genitor farò, quando non possa
 toglierlo in altra guisa al tuo furore.
 EMIRA
695Va' pur, va', traditore,
 accusami o t'accusa; a tuo dispetto
 il contrario io farò. Vedrem di noi
 chi troverà più fede. (Vuol partire)
 SIROE
 Il mio sangue si chiede;
700barbara, il verserò. L'animo acerbo
 pasci nel mio morir. (Tira la spada)
 
 SCENA III
 
 COSROE senza guardie e detti
 
 COSROE
                                         Che fai, superbo?
 EMIRA
 (Oh dei!)
 COSROE
                     Contro un mio fido
 stringi il brando, o fellon? Niega, se puoi;
 or non v'è chi t'accusi. Il guardo mio
705non s'ingannò. Di' che mentisco anch'io.
 SIROE
 Tutto è vero; io son reo; tradisco il padre,
 son nemico al germano, insulto Idaspe;
 mi si deve la morte. Ingiusto sei
 se la ritardi adesso.
710Non curo uomini e dei;
 odio il giorno, odio tutti, odio me stesso.
 EMIRA
 (Difendetelo, o numi).
 COSROE
 Olà, costui s'arresti. (Escono alcune guardie)
 EMIRA
                                        Ei non volea
 offendermi, o signor. Cieco di sdegno
715forse contro di sé volgea l'acciaro.
 COSROE
 Invan cerchi un riparo
 con pietosa menzogna al suo delitto.
 Perché fuggir?
 EMIRA
                              La fuga
 tema non era in me.
 SIROE
                                        Taci una volta,
720Idaspe, taci; il mio maggior nemico
 è chi più mi soccorre. Il mio tormento
 termini col morir.
 COSROE
                                    Sarai contento.
 Pochi istanti di vita
 ti restano, infedel.
 EMIRA
                                    Mio re, che dici?
725Necessaria a' tuoi giorni
 è la vita di Siroe. Ei non ancora
 i complici scoprì; morrebbe seco
 il temuto segreto.
 COSROE
                                   È vero. Oh quanto
 deggio al tuo amor! Vegliami sempre a lato.
 SIROE
730Forse incontro al tuo fato
 corri così. Non può tradirti Idaspe?
 EMIRA
 Io tradirlo?
 SIROE
                        In ciascuno
 può celarsi il nemico. Ah non fidarti;
 chi sa l'empio qual è?
 COSROE
                                          Chetati e parti.
 SIROE
 
735   Mi credi infedele;
 sol questo m'affanna.
 Chi sa chi t'inganna?
 (Che pena è tacer!)
 
    Sei padre, son figlio;
740mi scaccia, mi sgrida;
 ma pensa al periglio,
 ma poco ti fida,
 ma impara a temer. (Parte con guardie)
 
 SCENA IV
 
 COSROE ed EMIRA
 
 EMIRA
 (Pensoso è il re).
 COSROE
                                  (Per tante prove e tante
745so che il figlio è infedel; ma pur que' detti...)
 EMIRA
 (Forse crede a' sospetti
 che Siroe suggerì).
 COSROE
                                     (Tradirmi Idaspe!
 Per qual ragion?)
 EMIRA
                                   (S'ei di mia fé paventa,
 perdo i mezzi al disegno. Or non m'osserva;
750siam soli; il tempo è questo).
 COSROE
                                                       (Un reo l'accusa
 per render forse il fallo suo minore).
 EMIRA
 (La vittima si sveni al genitore). (Snuda la spada per ferir Cosroe)
 
 SCENA V
 
 MEDARSE e detti
 
 MEDARSE
 Signore.
 EMIRA
                   (Oh dei!)
 MEDARSE
                                       Perché quel ferro, Idaspe?
 EMIRA
 Per deporlo al suo piè. V'è chi ha potuto
755farlo temer di me. Troppo geloso
 io son dell'onor mio.
 Io traditore! Oh dio!
 Nel più vivo del cor Siroe m'offese.
 Finché si scopra il vero,
760eccomi disarmato e prigioniero.
 COSROE
 Che fedeltà!
 MEDARSE
                          Forse il german procura
 divider la sua colpa.
 COSROE
                                       Idaspe, torni
 per mia difesa al fianco tuo la spada.
 EMIRA
 Perdonami, o signor; quando è in periglio
765d'un sovrano la vita, ha corpo ogni ombra.
 Prima dall'alma sgombra
 quell'idea che m'oltraggia; e al fianco mio
 poscia per tuo riparo
 senza taccia d'error torni l'acciaro.
 COSROE
770No no, ripiglia il brando.
 EMIRA
 Ubbidirti non deggio.
 COSROE
                                           Io tel comando.
 EMIRA
 Così vuoi, non m'oppongo. Almen permetti
 ch'io la reggia abbandoni, acciò non dia
 di novelli sospetti
775colpa l'invidia all'innocenza mia.
 COSROE
 Anzi voglio che Idaspe
 sempre de' giorni miei vegli alla cura.
 EMIRA
 Io!
 COSROE
         Sì.
 EMIRA
                 Chi m'assicura
 della fede di tanti a cui commessa
780è la tua vita? Io debitor sarei
 della colpa d'ognun. S'io fossi solo...
 COSROE
 E solo esser tu dei.
 Fra le reali guardie
 le più fide tu scegli; a tuo talento
785le cambia e le disponi; e sia tuo peso
 di scoprir chi m'insidia.
 EMIRA
                                               Al regio cenno
 ubbidirò; né dal mio sguardo accorto
 potrà celarsi il reo. (Son quasi in porto).
 
    Sgombra dall'anima
790tutto il timor;
 più non ti palpiti
 dubbioso il cor;
 riposa e credimi
 ch'io son fedel.
 
795   Se al mio regnante,
 se al dover mio
 per un istante
 mancar poss'io,
 con me si vendichi
800sdegnato il ciel. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 COSROE e MEDARSE
 
 MEDARSE
 Non è piccola sorte
 che uno stranier così fedel ti sia;
 ma non basta, o mio re; maggior riparo
 chiede il nostro destin.
 COSROE
                                            Sarai nel giro
805di questo dì tu mio compagno al soglio;
 e opporsi a due regnanti
 non potrà facilmente un folle orgoglio.
 MEDARSE
 Anzi il tuo amor l'irrita. Ha già sedotta
 del popolo fedel Siroe gran parte.
810Si parla e si minaccia. Ah! Se non svelli
 dalla radice sua la pianta infesta,
 sempre per noi germoglierà funesta.
 Atroce ma sicuro
 il rimedio sarà. Reciso il capo,
815perde tutto il vigore
 l'audacia popolare.
 COSROE
                                     Ah! Non ho core.
 MEDARSE
 Anch'io gelo in pensarlo. Altro non resta
 dunque per tua salvezza
 che appagar Siroe e sollevarlo al trono.
820Volentier gli abbandono
 la contesa corona. Andrò lontano
 per placar l'ira sua. Se questo è poco,
 sazialo del mio sangue; aprimi il seno;
 sarò felice appieno
825se può la mia ferita
 render la pace a chi mi diè la vita.
 COSROE
 Sento per tenerezza
 il ciglio inumidir. Caro Medarse,
 vieni al mio sen. Perché due figli eguali
830non diemmi il ciel?
 MEDARSE
                                       Se ricusar potessi
 di scemar, per salvarti, i giorni miei,
 degno di sì gran padre io non sarei.
 
    Deggio a te del giorno i rai;
 e per te, come vorrai,
835saprò vivere o morir.
 
    Io vivrò, se la mia vita
 è riparo alla tua sorte;
 io morrò, se la mia morte
 può dar pace al tuo martir. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 COSROE
 
 COSROE
840Più dubitar non posso,
 è Siroe l'infedel. Vorrei punirlo
 ma risolver non so, che in mezzo all'ira
 per lui mi parla in petto
 un resto ancor del mio paterno affetto.
 
845   Fra sdegno ed amore,
 tiranni del core,
 l'antica sua calma
 quest'alma perdé.
 
    Geloso del trono,
850pietoso del figlio,
 incerto ragiono,
 non trovo consiglio;
 e intanto non sono
 né padre né re. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Appartamenti terreni, corrispondenti a’ giardini.
 
 SIROE senza spada ed ARASSE
 
 ARASSE
855Chi ricusa un'aita
 giustifica il rigor della sua sorte.
 Disperato e non forte,
 prence, ti mostri allor che in me condanni
 un zelo che fomenta
860del popolo il favor per tuo riparo.
 SIROE
 L'ira del fato avaro
 tollerando si vince.
 ARASSE
                                     Al merto amica
 rade volte è fortuna; e prende a sdegno
 chi meno a lei che alla virtù si affida.
 SIROE
865L'alma che in me s'annida,
 più che felice e rea,
 misera ed innocente esser desia.
 ARASSE
 Un'innocenza obblia
 che avria nome di colpa. Il volgo suole
870giudicar dagli eventi e sempre crede
 colpevole colui che resta oppresso.
 SIROE
 Mi basta di morir noto a me stesso.
 ARASSE
 Ad onta ancor di questa
 rigorosa virtù, sarà mia cura
875toglierti all'ira dell'ingiusto padre.
 Il popolo e le squadre
 solleverò per così giusta impresa.
 SIROE
 Ma questo è tradimento e non difesa.
 ARASSE
 
    Se pugnar non sai col fato,
880innocente sventurato,
 basto solo al gran cimento,
 quando langue il tuo valor.
 
    Rende giusto il tradimento
 chi punisce il traditor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MEDARSE e detto
 
 MEDARSE
885Come! Nessuno è teco?
 SIROE
                                             Ho sempre a lato
 la crudel compagnia di mie sventure.
 MEDARSE
 Son già quasi sicure
 le tue felicità. Deve a momenti
 qui venir Cosroe; e forse
890a consolarti ei viene.
 SIROE
                                        Or vedi quanto
 sventurato son io; del padre invece
 giunse Medarse.
 MEDARSE
                                 Il tuo piacer saria
 poter senza compagno
 seco parlar. Porresti in uso allora
895lusinghe e prieghi; e ricoprir con arte
 sapresti il mal talento.
 Semplice, se lo speri, io nol consento.
 SIROE
 T'inganni; a me non spiace
 favellar te presente;
900chi delitto non ha rossor non sente.
 Pena in vederti è il sovvenirmi solo
 ch'abbia fonte comune il sangue nostro.
 MEDARSE
 Sarà mio merto e la corona e l'ostro.
 
 SCENA X
 
 COSROE, EMIRA col nome d’Idaspe e detti
 
 COSROE
 Veglia, Idaspe, all'ingresso; e il cenno mio
905nelle vicine stanze
 Laodice attenda.
 EMIRA
                                 Ubbidirò. (Si ritira in disparte)
 COSROE
                                                      Medarse,
 parti.
 MEDARSE
              Ch'io parta! E chi difende intanto,
 signor, le mie ragioni?
 COSROE
                                            Io le difendo.
 SIROE
 Resti, se vuol.
 COSROE
                            No, teco
910solo esser voglio.
 MEDARSE
                                 E puoi fidarti a lui?
 COSROE
 Più oltre non cercar. Vanne.
 MEDARSE
                                                     Ubbidisco.
 Ma poi...
 COSROE
                    Taci, Medarse, e t'allontana.
 MEDARSE
 (Mi cominci a tradir, sorte inumana). (Parte)
 
 SCENA XI
 
 COSROE, SIROE ed EMIRA in disparte
 
 COSROE
 Siedi, Siroe, e m'ascolta. (Cosroe siede)
915Io vengo qual mi vuoi, giudice o padre.
 Mi vuoi padre? Vedrai
 fin dove giunga la clemenza mia.
 Giudice vuoi ch'io sia?
 Sosterrò teco il mio real decoro.
 SIROE
920Il giudice non temo; il padre adoro. (Siede)
 COSROE
 Posso sperar dal figlio
 ubbidito un mio cenno? Infin ch'io parlo,
 taci; e mostrami in questo il tuo rispetto.
 SIROE
 Fin che vuoi tacerò, così prometto.
 EMIRA
925(Che dir vorrà?)
 COSROE
                                 Di mille colpe reo,
 Siroe, tu sei. Per questa volta soffri
 che le rammenti. Un giuramento io chiedo
 per riposo del regno e tu ricusi;
 ti perdono e t'abusi
930di mia pietà. Mi fa palese un foglio
 che v'è tra' miei più cari un traditore;
 e, mentre il mio timore
 or da un lato, or dall'altro erra dubbioso,
 io veggo te nelle mie stanze ascoso.
935Che più? Medarse istesso
 scopre i tuoi falli...
 SIROE
                                     E creder puoi veraci...
 COSROE
 Serbami la promessa; ascolta e taci.
 EMIRA
 (Misero prence!)
 COSROE
                                  Ognun di te si lagna.
 Hai sconvolta la reggia; alcun sicuro
940dal tuo fasto non è. Medarse insulti;
 tenti Laodice e la minacci; Idaspe
 infin sugli occhi miei svenar procuri;
 né ti basta. I tumulti a danno mio
 ne' popoli risvegli...
 SIROE
                                       Ah! Son fallaci...
 COSROE
945Serbami la promessa; ascolta e taci.
 Vedi da quanti oltraggi
 quasi sforzato a condannarti io sono;
 e pur tutto mi scordo e ti perdono.
 Torniam, figlio, ad amarci; il reo mi svela
950o i complici palesa. Un padre offeso
 altra emenda non chiede
 dall'offensor che pentimento e fede.
 EMIRA
 (Veggio Siroe commosso.
 Ah mi scoprisse mai!)
 SIROE
                                           Parlar non posso.
 COSROE
955Odi, Siroe. Se temi
 per la vita del reo, paventi invano.
 Se quel tu sei, nel confessarlo al padre
 te stesso assolvi e ti fai strada al trono.
 Se tu non sei, ti dono,
960pur che noto mi sia, salvo l'indegno.
 Ecco, se vuoi, la real destra in pegno.
 EMIRA
 (Aimè!)
 SIROE
                   Quando sicuri
 siano dal tuo castigo i tradimenti,
 dirò...
 EMIRA
               Non ti rammenti
965che il tuo cenno, signor, Laodice attende?
 SIROE
 (Oh dei!)
 COSROE
                     Lo so, parti.
 EMIRA
                                             Dirò frattanto...
 COSROE
 Di' ciò che vuoi.
 EMIRA
                                T'ubbidirò fedele.
 (Perfido, non parlar). (A Siroe)
 SIROE
                                           (Quanto è crudele!)
 COSROE
 Spiegati e ricomponi
970i miei sconvolti affetti. Or perché taci?
 Perché quel turbamento?
 SIROE
                                                 Oh dio!
 COSROE
                                                                  T'intendo;
 al nome di Laodice
 resister non sapesti. In questo ancora
 t'appagherò; già ti prevenni. Io svelo
975la debolezza mia; Laodice adoro;
 con mio rossore il dico; e pure io voglio
 cederla a te. Sol dalla trama ascosa
 assicurami, o figlio, e sia tua sposa.
 SIROE
 Forse non crederai...
 EMIRA
                                        Chiedea Laodice
980importuna l'ingresso; acciò non fosse
 a te molesta, allontanar la feci.
 COSROE
 E partì?
 EMIRA
                   Sì, mio re.
 COSROE
                                         Vanne e l'arresta.
 EMIRA
 Vado. (Mi vuoi tradir?) (A Siroe)
 SIROE
                                               (Che pena è questa!)
 COSROE
 Parla. Laodice è tua. Di più che brami?
985Dubbioso ancor ti veggio?
 SIROE
 Sdegno Laodice e favellar non deggio.
 COSROE
 Perfido, alfin tu vuoi (S’alza)
 morir da traditor come vivesti.
 Che più da me vorresti?
990Ti scuso, ti perdono,
 ti richiamo sul trono;
 colei che m'innamora
 ceder ti voglio e non ti basta ancora?
 La mia morte, il mio sangue
995è il tuo voto, lo so; saziati, indegno.
 Solo e senza soccorso
 già teco io son; via ti soddisfa appieno;
 disarmami, inumano, e m'apri il seno.
 EMIRA
 E chi tant'ira accende?
1000Così senza difesa
 in periglio lasciarti a me non lice;
 eccomi al fianco tuo.
 COSROE
                                        Venga Laodice.
 SIROE
 Signor, se amai Laodice,
 punisca il ciel...
 COSROE
                               Non irritar gli dei
1005con novelli spergiuri.
 
 SCENA XII
 
 LAODICE e detti
 
 LAODICE
 Eccomi a' cenni tuoi.
 COSROE
                                         Siroe, m'ascolta.
 Questa è l'ultima volta
 che offro uno scampo. Abbi Laodice e il trono,
 se vuoi parlar; ma se tacer pretendi,
1010in carcere crudel la morte attendi.
 Resti Idaspe in mia vece. A lui confida
 l'autor del fallo. In libertà ti lascio
 pochi momenti; in tuo favor gli adopra.
 Ma se il fulmine poi cader vedrai,
1015la colpa è tua, che trattener nol sai.
 
    Tu di pietà mi spogli,
 tu desti il mio furor;
 tu solo, o traditor,
 mi fai tiranno.
 
1020   Non dirmi, no, spietato;
 è il tuo crudel desio,
 ingrato, e non son io
 che ti condanno. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 SIROE, EMIRA e LAODICE
 
 SIROE
 (Che risolver degg'io?)
 EMIRA
                                             Felici amanti,
1025delle vostre fortune oh quanto io godo!
 Oh Persia avventurosa,
 se, imitando la sposa,
 i figli prenderan forme leggiadre
 e se avran fedeltà simile al padre!
 SIROE
1030(E mi deride ancor!)
 LAODICE
                                         Secondi il cielo
 il lieto augurio. Ei però tace e parmi
 irresoluto ancor.
 EMIRA
                                 Parla. Saria (A Siroe)
 stupidità, se più tacessi.
 SIROE
                                               Oh dei!
 Lasciami in pace.
 EMIRA
                                   Il re sai che t'impose
1035di sceglier, me presente,
 il carcere o Laodice.
 LAODICE
                                       Or che risolvi?
 SIROE
 Per me risolva Idaspe; il suo volere
 sarà legge del mio. Frattanto io parto
 e vo fra le ritorte
1040l'esito ad aspettar della mia sorte.
 EMIRA
 Ma, prence, io non saprei...
 SIROE
                                                    Sapesti assai
 tormentarmi finora.
 (Provi l'istessa pena Emira ancora).
 
    Fra' dubbi affetti miei
1045risolvermi non so.
 Tu pensaci; tu sei (Ad Emira)
 l'arbitro del mio cor.
 
    Vuoi che la morte attenda?
 La morte attenderò.
1050Vuoi che per lei m'accenda?
 Eccomi tutto amor. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 EMIRA e LAODICE
 
 EMIRA
 (A costei che dirò?)
 LAODICE
                                       Da' labbri tuoi
 ora dipende, Idaspe,
 il riposo d'un regno e il mio contento.
 EMIRA
1055Di Siroe, a quel ch'io sento,
 senza noia Laodice
 le nozze accetteria.
 LAODICE
                                     Sarei felice.
 EMIRA
 Dunque l'ami?
 LAODICE
                               L'adoro.
 EMIRA
 E speri la sua mano...
 LAODICE
1060Stringer per opra tua.
 EMIRA
                                           Lo speri invano.
 LAODICE
 Perché?
 EMIRA
                  Posso svelarti un mio segreto?
 LAODICE
 Parla.
 EMIRA
              Del tuo sembiante,
 perdonami l'ardire, io vivo amante.
 LAODICE
 Di me!
 EMIRA
                 Sì. Chi mai puote
1065mirar, senza avvampar, quell'aureo crine,
 quelle vermiglie gote,
 le labbra coralline,
 il bianco sen, le belle
 due rilucenti stelle? Ah, se non credi
1070qual fuoco ho in petto accolto,
 guarda e vedrai che mi rosseggia in volto.
 LAODICE
 E tacesti...
 EMIRA
                      Il rispetto
 muto finor mi rese.
 LAODICE
                                       Ascolta, Idaspe.
 Amarti non poss'io.
 EMIRA
1075Così crudele! Oh dio!
 LAODICE
                                          Se è ver che m'ami,
 servi agli affetti miei. L'amato prence
 con virtù di te degna a me concedi.
 EMIRA
 Oh questo no; troppa virtù mi chiedi.
 LAODICE
 Siroe si perde.
 EMIRA
                              Il cielo
1080gl'innocenti difende.
 LAODICE
                                         E se la speme
 me pietosa ti finge, ella t'inganna.
 EMIRA
 Tanto meco potresti esser tiranna?
 LAODICE
 T'odierò finch'io viva; e non potrai
 riderti de' miei danni.
 EMIRA
1085Saranno almen comuni i nostri affanni.
 LAODICE
 
    Amico il fato
 mi guida in porto
 e tu spietato
 mi fai perir.
 
1090   Ti renda amore
 per mio conforto
 tutto il dolore
 che fai soffrir. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 EMIRA
 
 EMIRA
 Sì diversi sembianti
1095per odio e per amore or lascio, or prendo
 ch'io me stessa talor né meno intendo.
 Odio il tiranno ed a svenarlo io sola
 mille non temerei nemiche squadre;
 ma penso poi che del mio bene è padre.
1100Amo Siroe e mi pento
 d'esser io la cagion del suo periglio;
 ma penso poi che del tiranno è figlio.
 Così sempre il mio core
 è infelice nell'odio e nell'amore.
 
1105   Non vi piacque, ingiusti dei,
 ch'io nascessi pastorella;
 altra pena or non avrei
 che la cura d'un'agnella,
 che l'affetto d'un pastor.
 
1110   Ma chi nasce in regia cuna
 più nemica ha la fortuna,
 che nel trono ascosi stanno
 e l'inganno ed il timor.
 
 Fine dell’atto secondo